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La superbia (40x60)

La superbiaIl racconto che l’artista Tortato tesse con le sue immagini ha toni sereni, distesi, invitanti, tanto da catturare l’attenzione, immettendo l’osservatore in ambiti tematici di rilevante impor­tanza.
L’emozione del contatto diretto con la realtà, il fascino del ricordo richiamato all’improvviso nella memoria, le proiezioni dell’inconscio e della fantasia, trovano nelle opere di Tortato ampie possibilità di espressione e di rappresentazione, non solo quando Tortato ricorre alla trasposizione simbolica dei contenuti, ma anche quando li espone con accentuazione più figurativa.
La consolidata validità del suo stile gli consente di variare i registri narrativi a suo piacimento. Tortato è attento a contem­perare l’istinto narrativo e l’intuizione, con la finalità estetica che si prefigge, per cui intenso lavoro di struttura­zione cromatica, che la sicurezza dettata da una lunga esperienza gli permette, è maggiormente avver­tibile in certi settori dei dipinti, ove si raggrumano quasi le emozioni, che altrove si stemperano in vaste campiture di suggestiva bellezza.
Vanno inoltre sottolineate, nella sua pittura, la sensibilità e quelle dosate modulazioni di toni unite ad un sobrio gusto di tavolozza.

Francesco Caretto


La leggerezza (40x60)

La leggerezzaEnnio Tortato è un pittore che si richiama ad un momento storico molto interessante, dell’arte moderna, dopo la grande stagione degli impressionisti, Monet, Manet, Renoir, ecc. ..., arriva una sorta di solidificazione dello spazio, di cristallizzazione dell’immagine, ecco che Seraut, Signac, i pittori del neo-im­pressionismo o pointillisme, come viene chiamato in francese, cercano di portare l’immagine al di là della pura fenomenicità, dandole un quoziente che è anche mentale e razionale.
Così Tortato, richiamandosi a questo grande momento della storia dell’arte, cristallizza l’immagine attraverso una sorta di divisionismo, per cui il colore viene esaltato proprio nel suo accostamento, secondo queste macchie di colore puro.
E’ un tentativo di ordine scientifico per cercare di esaltare sempre più il colore e nello stesso tempo, qui in questa pittura (La Leggerezza), si presta ad una sorta di fuga verso l’irrealtà, verso la decorazione.
Indubbiamente questi quadri ricordano anche i mosaici, una pittura alla Klimt, una pittura liberty, una pittura della jungenstil e questa fantasia, questo modo di uscire dalla gabbia del reale è portata avanti da Tortato in un modo che non è soltanto tecnicamente ineccepibile, ma anche di grande gusto.

Paolo Rizzi

L'Isola che non c'è (80x100)

L'Isola che non c'éTortato ci prende per mano e senza che noi ci accorgiamo, ci imbarca in una di queste sue strane astronavi, queste isole immaginarie, il quadro si intitola “L’Isola che non c’è”.
“L’I­sola che non c’è” è l’isola alla quale noi vorremmo approdare tutti, è un’isola fantastica, un’isola da utopia, un’isola che, nel caso di Tortato, è fatta sopratutto di un sogno orientale, questi minareti, queste torri dell’Islam, rappresentano il sogno di un’oriente immaginario, un grande sogno esotico a cui si appiglia il pittore.
Ma guardando bene, Venezia non è altro che la visualizzazione di questo sogno esoterico, esotico, questo sogno orientale che è davanti a noi.
E se poi cerchiamo di osservare meglio la pittura, vediamo che questi sfondi, in realtà, non rappresentano altro che degli sfondi di laguna, non sono altro che una Venezia vista da lontano, con questa indicazione di prospettiva che si allontana, una Venezia che nel suo punto focale, questo diventa pura luce.
Ed ecco che il discorso su questo passaggio dalla realtà al sogno, non può e non poteva che concludersi proprio con il discorso della luce, il discorso guidiano della luce.
Tortato adotta una tecnica che gli italiani chiamano divisionismo e che i francesi chiamano “pointillisme” o neo-impressionismo.
Con queste piccole tacche di colore non sovrapposto, non mescolato, ma separato, si avvicina più al versante francese, a Seraut, Signac, piuttosto che al versante italiano, tipo Previati o il primo Boccioni, più nutrito di simbolismo.
C’è una purezza in questi quadri, c’è, soprattutto, il tentativo di far vibrare la luce-colore.
Venezia, in fondo, è luce e colore.
E sono nuvole, sono sensazioni, sono atmosfere.
Proprio questa vibrazione, questo continuo muoversi della luce-colore è l’elemento tipico dei quadri di Tortato.
Che poi, ad un certo momento, il suo sogno sia anche un sogno moderno, di una cultura, appunto moderna nella fattispecie se egli inserisce al centro di questo quadro (Davanti ad una tela di Kandinsky), una composizione alla Kandinsky, questo rappresenta, in fondo, quella che è l’aderenza di un uomo d’oggi alla cultura d’oggi.
Cioè, puntualizza l’aspetto di una possibile concilia­zione tra quella che è la nostalgia di una Venezia orientale, immagata nel sogno e l’aderenza precisa alla cultura del tempo in cui viviamo.
Certo questa donna, da cui quasi pare escano i pensieri di un Kandinsky così radioso, fantastico, irreale, questa donna ha un atteggiamento perplesso.
E la perplessità è quella di tutti coloro che cercano di conciliare l’antico con il moderno, che cercano di costruire un ponte, difficile ma oggi sempre più indispensabile, tra la storia, il passato e quello che è il futuro, quello che sono le incognite, le utopie che si prospet­tano davanti ai nostri occhi.

Paolo Rizzi

L'Ambiguità (40x60)

L'AmbiguitàUn’ottima osservanza della disciplina del disegno, traspare ovunque nelle tele dell’Artista, ed è una struttura portante nelle sue “dissertazioni”, che non sono affatto divagazioni, poiché sempre improntate a una serietà assoluta, che non ammette “assenze” e intromissioni decadenti alla visione centrale.

Giorgio Tuti









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